Disabili: il grande lavoro di Libertas Rivoli e ACE
Il flagello-Covid si è abbattuto come un ciclone tropicale su milioni di individui sparsi in questo pianeta, ma su alcuni di loro ha fisiologicamente lasciato danni maggiori, a prescindere dall’entità del suo impatto sulla salute dei singoli, scombinandone radicalmente la già di per sé delicata sfera delle dinamiche sociali.
Tra questi possiamo sicuramente inserire i disabili, per i quali l’interazione passa attraverso situazioni complesse in regime di normalità, figuriamoci laddove l’emergenza veste i panni della quotidianità. Per loro, ripartire diventa quindi al tempo stesso una priorità ma anche un’ulteriore difficoltà: giusto di conseguenza farlo, doveroso però riuscirvi nel modo adeguato evitando che il rimettere in modo determinati meccanismi provochi conseguenze peggiori dell’inattività stessa.
Per questo la Libertas, che in questo settore opera da anni con sensibilità e competenza, ha deciso di procedere sorretta da un mix di prudenza e praticità riservandogli, nell’ambito del progetto “Gioca allo sport, cambia il mondo”, un apposito target, appunto quello della disabilità intellettiva. E il Centro Provinciale di Torino, sintonizzandosi sulla stessa lunghezza d’onda, ha conferito l’incarico di sviluppare concretamente l’iniziativa sul territorio di suo riferimento a due società di comprovata esperienza in materia: la Libertas Nuoto Rivoli e l’ACE (Associazioni Confederate Equestri), pronte ad adattare il progetto alle rispettive caratteristiche ambientali (la piscina nel primo caso, le passeggiate a cavallo nel secondo) pianificando un menù programmatico privo di confini generazionali (si va dagli undicenni ai sessantenni) e finalizzato allo sviluppo di attività inclusive e relazionali.
Del resto, alla piscina Bonadies di Rivoli il nuoto per disabili rappresenta ormai da anni un fiore all’occhiello della piattaforma didattica proposta alla clientela dalla società presieduta da Enrica Lanza e costantemente monitorata, sul piano tecnico, da Fulvio Martinetti. Una formula vincente che, proprio in quanto tale, si propone di aggiornarsi costantemente, fedele al vecchio segreto di Pulcinella secondo cui, in ogni campo, guardare avanti è fondamentale ma riuscirvi facendo tesoro del passato lo è almeno altrettanto. E così è stato anche in questo caso, col progetto (a cadenza bisettimanale) affidato a Mara Caldieri e adattato a ogni singolo partecipante al fine di raggiungere, attraverso un’appropriata attività ludico-motoria, l’opportuna confidenza con l’acqua, un elemento da vivere non come un ostacolo alla dimostrazione delle proprie capacità ma come un mezzo grazie al quale aumentare le medesime. Apprendimento e divertimento procedono di pari passo, moltiplicando in misura esponenziale l’efficacia delle varie lezioni e affinando peculiarità essenziali quali l’acquaticità, la coordinazione motoria, il rilassamento neuromuscolare, l’autonomia e la capacità di interagire con l’ambiente e le persone.
Contesto logistico diverso all’ACE, ma identica concretezza formativa, a lampante dimostrazione di come anche nel campo della disabilità le conoscenze e le conseguenti metodiche d’insegnamento si siano nel tempo evolute. Tutto infatti discende, per certi versi, da un modo nuovo d’interpretare quel rapporto col cavallo che l’uomo coltiva da sempre, avendolo nei secoli “letto” come strumento di battaglia, mezzo di trasporto, ma anche importante risorsa per l’attività agricola e ausilio prezioso in termini di sussistenza primaria. Il cavallo quindi sempre più vissuto come amico dell’uomo, in quanto compagno di viaggio generoso e disponibile, ed è essenzialmente in quest’ottica che all’ACE, sotto la presidenza dell’instancabile Vincenzo Mazzola e grazie all’attenta organizzazione di Carla Di Leverano, hanno deciso di concepire l’equitazione come occasione imperdibile anche per l’attività espressamente rivolta ai disabili, in modo da mettere a loro agio persone con difficoltà sia fisiche sia comportamentali, aiutandole a modulare meglio la regolazione dei propri impulsi motori e aumentare la capacità di stare in equilibrio. L’armonia e coordinazione del cavallo, ma anche se non soprattutto la sua sensibilità, si trasferiscono infatti progressivamente in chi lo cavalca, creando una simbiosi funzionalissima e per certi versi inimmaginabile.
La morale di fondo? Che a nuoto o a cavallo l’obiettivo resta lo stesso: ridurre le distanze. Libertas Rivoli e ACE dimostrano che si può farlo e anche bene.