I personaggi della Bonadies/7: Diego, l’anima dello Junior Team
L’esperienza al servizio dei giovani: soprattutto di quelli che allena, ma più in generale di chiunque abbia la voglia e l’umiltà di ascoltarlo.
Schematizzando, è questa la definizione che viene spontaneo utilizzare per inquadrare il ruolo interpretato alla Bonadies da Diego Patrito: l’anima dello Junior Team, però non solo. Anche un robusto pezzo di storia della piscina gestita dalla Libertas Nuoto Rivoli, l’anello di congiunzione a suo modo forse ideale fra passato e presente, con un ponte gettato sul futuro.
Di cose da raccontare Diego ne ha effettivamente tante, vuoi per i 68 anni (peraltro portati con dinamica disinvoltura) di età vuoi per un’istintiva predisposizione al conversare didascalico e, come si suol dire, senza peli sulla lingua. “Non riesco a stare zitto – ammette con una punta di rammarico ma al tempo stesso di compiacimento inconscio – e questo forse è il mio difetto principale. Se ho in testa una cosa, prima o poi devo dirla. Però finisce lì, non sono abituato a portare rancore. E comunque penso sia sempre meglio fare così anziché sparlare delle persone alle loro spalle”. Un modo d’essere che inevitabilmente qualche volta lo porta allo scontro caratteriale, più che al confronto ma che gli consente di esprimere se stesso con naturalezza, mettendo di conseguenza in risalto anche i pregi: “Sono un entusiasta e quando mi pongo un obiettivo lo devo raggiungere, pure a costo di rimetterci. Forse anche per questo non sto mai fermo, cerco continuamente attività che mi diano soddisfazione e stimoli: dalle maratone di corsa alle camminate in montagna fino ai 4000 metri e oltre, dalle nuotate al mare al windsurf. Dove c’è sport, ci sono anch’io…”
Il suo rapporto con il nuoto affonda le radici lontano nel tempo. “Avevo 11 anni, un ragazzo che abitava vicino a casa mia si offrì di portarmi nella piscina dove faceva l’istruttore e io accettai. Imparai in fretta e cominciai a fare qualche gara, presto con buoni risultati. Ricordo un terzo posto ai campionati regionali poi, per una serie di vicissitudini, lasciai perdere, ma il nuoto continuava a piacermi. Un po’ di anni dopo, tornai in piscina per portarci mia figlia. Andavamo alla Franzoj, a Torino e lì c’era un ragazzo down. Ci voleva qualcuno che lo seguisse in acqua e io mi proposi. Da quel momento, è stato un crescendo di impegno e conoscenza, con i disabili e non solo. Sono diventato assistente bagnante, poi istruttore di primo e secondo livello. Ho insegnato in varie piscine, tra cui quella del Cottolengo, come volontario. Lì conobbi Enrica Lanza, che mi propose di collaborare con lei alla Bonadies: all’inizio solo al pomeriggio, poi anche al mattino. Erano anni ruggenti, faticosi ma gratificanti. Ora molte cose sono cambiate, però mi diverto ancora…”
In un cammino così lungo e variegato, c’è ovviamente stato spazio per tutto: molte gioie e inevitabilmente anche qualche dolore. “Sì, soddisfazioni ne ho avute tante, quella che forse ricordo di più risale a quando insegnavo alla Gaidano. C’era un signore che in un incidente stradale aveva perso entrambe le gambe. All’inizio, in acqua faceva molta fatica poi, un giorno, riuscii a togliergli il salvagente. I progressi, da allora, sono stati così continui e notevoli che non solo ha imparato a nuotare ma ha anche fatto, assieme a me, niente meno che la traversata del lago di Avigliana! Per Natale mi manda ancora adesso gli auguri, non lo dimenticherò mai… Anche alla Bonadies ho vissuto momenti bellissimi, però ho notato che negli anni è sempre più difficile non perdere i bambini per strada, convincere cioè loro (ma soprattutto i loro genitori) a continuare a venire in piscina anche quando ormai sanno nuotare, senza per questo dover diventare dei campioni a tutti i costi. I motivi sono tanti e sarebbe un discorso lungo e per certi aspetti inpopolare, ma io non mi arrendo. Anzi, il mio obiettivo prima di smettere di insegnare è proprio quello di ricreare uno Junior Team numeroso e competitivo. Ci riuscirò, ne sono convinto!”
E detto da Diego l’entusiasta, più che un desiderio sembra davvero una promessa…