“Io, la Libertas e la Formazione”: Fulvio Martinetti si racconta
Se la Libertas avesse un’enciclopedia tutta sua, alla voce “Fulvio Martinetti” potreste, parola più parola meno, trovare la seguente definizione: “Educatore, docente e dirigente eclettico, serio, preparato che fa della meticolosità e della precisione gli strumenti comportamentali attraverso cui trasportare, nel lavoro come nella vita, i progetti e i valori dal piano teorico a quello pratico”.
Messo così, può sembrare un biglietto da visita esageratamente aulico e un filino retorico. Ma se conosci il personaggio e ti è capitato di ascoltare un suo intervento, frequentare una sua lezione, leggere un suo testo o sfogliare una sua contabilità, allora capisci che la definizione ci sta tutta e l’aulicità, in questo caso, anziché appesantire il contesto lo completa, facilitandone la comprensione e di conseguenza l’apprezzamento. E non sembri casuale la scelta, da parte del “vocabolario immaginario”, di partire dall’aggettivo eclettico, nel senso più qualificante del termine, laddove eclettismo significa non fare di tutto ma fare tutto bene... Perché sarebbe quasi impossibile individuare una password più sicura per accedere alla piattaforma conoscitiva di un uomo che, nonostante non sia ancora stata inventata la giornata di… 25 ore, trova ugualmente tempo e voglia per guidare il Dipartimento Nazionale Formazione Libertas, presiedere il Centro Provinciale Libertas di Torino Provincia e fare il direttore tecnico della Libertas Nuoto Rivoli. Tutto questo senza dimenticare i decenni trascorsi a insegnare: al liceo, all’Isef (poi diventato Suism) e in piscina. Ce ne sarebbe a sufficienza quasi per scrivere un libro: noi proveremo a sintetizzare il tutto nell’intervista che segue, un diligente viaggio nel passato ma anche una sorta di lettera degli intenti per il presente e il futuro immediato. Disinvolta ma essenziale, ottimistica ma ragionevole. In piena coerenza con le caratteristiche peculiari di chi il passo più lungo della gamba non vuole mai farlo ma non per questo rinuncia a camminare spedito. Un’intervista a tutto tondo, fatta a margine dell’inaugurazione dell’Anno Formativo 2019 della Scuola Regionale di Formazione Sportiva Libertas del Piemonte, forse la creatura professionale più riuscita e identificante del Martinetti innanzitutto “insegnante educatore”, come egli stesso ama definirsi.
LA CARRIERA – “Curiosando nel cassetto dei ricordi, il primo flash che mi torna in mente è il secondo posto ottenuto nel Trofeo Agnelli del 1963, quindi a 11 anni, quando faceva quasi impressione vedere un rappresentante del Lingotto mettersi in evidenza nel panorama natatorio dei vari settori Fiat. Forse è cominciata lì la mia… vita da eterno secondo. Una vita che però, a esser sinceri, di realizzazioni me ne ha comunque date tante. Da atleta, prima appunto in Fiat e poi alla Libertas Dino Rora, quindi da allenatore, dove all’inizio raccolgo l’eredità d’un tecnico del livello di D’Imperio, quando purtroppo cominciano i suoi problemi di salute. Tocca di conseguenza a me gestire atlete di qualità come Maria Cristina Ponteprimo e accompagnarla nella sua prima “uscita” in vasca lunga sotto il muro del minuto sui 100 stile libero. Il 1977 è uno degli anni sparti-acque della mia carriera. Non solo perché faccio il servizio militare ma perché al ritorno alla vita di tutti i giorni mi rendo conto che conciliare il ruolo di allenatore con il piacere di metter su una famiglia, diventa sempre più complicato. Comincia quindi quasi casualmente la mia esperienza di dirigente che mi porta nel 1981 (oltretutto l’anno della mia paternità) a ricoprire, francamente un po’ a sorpresa, la presidenza del Centro Regionale Libertas. Da lì è un susseguirsi di impegni, più o meno voluti ma tutti gratificanti e a loro modo fortificanti. Come i 25 anni da responsabile regionale della FIN per il SIT (Settore Istruzione Tecnica) e la presidenza, ininterrottamente dal 1992, del Centro Provinciale Libertas di Torino. Una poltrona dalla quale, ogni 4 anni, cerco invano di… liberarmi, ma alla fine puntualmente non ci riesco! Battute a parte, l’elenco delle cose fatte è già denso, però sarebbe incompleto se non ci aggiungessi l’impegno nella Formazione, con la pietra miliare dell’incarico ricevuto nel 2009 dal presidente nazionale Libertas di “riscrivere” le basi operative dell’Ente in questa materia. Basi che hanno poco dopo prodotto qualificanti riconoscimenti da parte del CONI, particolare di cui vado obiettivamente fiero”.
LE SODDISFAZIONI – “Un po’ per necessità e un po’ per virtù, ho sempre fatto tante cose e di conseguenza anche i ricordi belli spaziano su più fronti. Però alla fine, nel mare magnum di quanto ho tentato di realizzare, il filo conduttore resta sempre lo stesso e rimanda al campo dell’insegnamento. Se proprio devo scegliere, la cosa che continua a farmi più felice resta infatti tenere una lezione. Di conseguenza, in cima alle felicità professionali ci metto ancora la quarantennale esperienza di insegnante al liceo, l’epoca ruggente al Curie di Grugliasco, la sperimentazione dell’ora di nuoto all’interno del palinsesto classico dell’educazione fisica, fino alla novità assoluta per il mondo scolastico italiano della possibilità, da parte degli studenti, di ottenere il brevetto di Salvamento nell’ambito del progetto legato alla cultura dell’acqua”.
I RIMPIANTI – “Non considero tale aver smesso di allenare, perché come ho già detto è stata una scelta di vita della quale non mi pento assolutamente, anche se l’esperienza di tecnico è comunque affascinante. Forse il rimpianto vero – e lo dico senza nessuna indulgenza al vittimismo ma come semplice constatazione – è stato quello di essermi trovato quasi sempre a gestire impianti per così dire fatiscenti, privi cioè di quelle basi strutturali e logistiche tali da stimolarti a pensare anche in questo campo in grande, con investimenti e progetti gestionali correlati a una visione di questo tipo. Un altro aspetto su cui, col senno di poi, avrei potuto vigilare di più è la sovrapposizione di impegni che, oltre a farmi sovente lavorare obiettivamente troppo, mi ha impedito di approfondire quanto avrei voluto gli aspetti ai quali tenevo maggiormente. Un po’ di specializzazione in più non mi sarebbe insomma dispiaciuta, ma è anche vero che tanti di questi impegni mi sono arrivati un po’ addosso, senza che io andassi a cercarmeli…”
SEGRETI E PROGETTI – “Non sono un mago, quindi sinceramente segreti non ne ho. O forse uno solo, che poi è il segreto di Pulcinella: la professionalità. Serve in tutti i campi e al giorno d’oggi francamente un po’ manca, soprattutto nei cosiddetti ruoli di base. Prevale cioè la sensazione che una preparazione adeguata serva solo da un certo livello d’insegnamento in poi. Invece, per certi versi è esattamente il contrario: più la base tecnica sulla quale operi è bassa e più la tua competenza può fare la differenza. Queste considerazioni ogni tanto, lo ammetto, mi scoraggiano però alla fine continua a prevalere l’amore per lo sport e il desiderio di fare ancora qualcosa di significativo. Per questo, nonostante la settantina ormai imminente, non rinuncio ad alcuni progetti ambiziosi: a parte qualche gita in mountain bike in più, nel mio futuro immediato vedo ad esempio il desiderio di libri scritti con più calma di quanto capitato nel passato e un po’ di tempo, magari anche solo un’ora alla settimana, per insegnare nuoto ai bambini. Sicuramente mi rilasserebbe e, per certi versi, sarebbe un tonificante ritorno alle origini”.
LA LIBERTAS – “Beh, dire che è stata la mia vita sportiva sarebbe forse retorico anche se in parte è semplicemente la realtà. Ma forse è più corretto definirla una parte essenziale del mio dna. Un habitat naturale nel quale sono cresciuto e che mi ha dato tutte le opportunità di realizzarmi, qualunque fosse il ruolo in cui in quel momento ero impegnato. Io, in cambio e senza nessuna presunzione, ho sempre cercato di crescere aiutando contemporaneamente l’Ente a fare altrettanto e se ci sono riuscito, anche solo in piccola parte, ne sono comunque contento e orgoglioso. E di un particolare sono sicuro: se un giorno, per qualsiasi ragione, lasciassi la Libertas, vorrebbe dire che lascerei tutto, a livello di impegno sportivo. Non riesco infatti a immaginarmi da nessun’altra parte, nemmeno in un momento di rabbia”.
Qui si chiude il viaggio sul pianeta-Martinetti. Un viaggio, come avrete notato, fatto di pochi fronzoli e molta sostanza. Dove l’eclettismo emerge ma non sconfina mai in quella superficialità che sovente accompagna le vicende di quantità. O almeno quelle che si fanno strada a scapito della qualità. Poche volte infatti le due componenti convivono: ma quando accade, ne scaturiscono storie degne d’essere raccontate. Quella di Fulvio è sicuramente una di queste.